Quando il viso si gonfia
In questo articolo parleremo di muscoli scheletrici, ovvero quelli che contraendosi muovono lo scheletro (le altre due categorie sono muscoli lisci e muscolatura cardiaca).
Cosa significa capacità di adattamento riferita a un muscolo? Risposta breve, quando vediamo un aumento di dimensioni e di forza.
Ma andiamo un po’ più nel dettaglio, perché i nostri muscoli sono composti da due tipi principali di fibre muscolari, “lente” e “veloci”: a seconda che esse appartengano ad una o all’altra categoria, svilupperanno un adattamento diverso, ma sempre funzionale al tipo di esercizio richiesto.
Fibre muscolari lente
Queste fibre, dette di tipo I, sono a contrazione lenta, adatte per gli esercizi di tipo aerobico.
Combinando i nutrienti (principalmente carboidrati, ma anche grassi e proteine) con l’ossigeno, producono grandi quantità di ATP, ovvero di energia.
Le fibre muscolari a contrazione lenta sono molto vascolarizzate (per ricevere più nutrienti e ossigeno), contengono grandi quantità di mioglobina (proteina che lega l’ossigeno) e mitocondri (produttori di ATP).
Queste cellule hanno tempi di contrazione più lenta perché serve del tempo per produrre ATP, ma come controparte sono fondamentali in tutte le attività di resistenza (jogging, camminata, yoga, stare in piedi a lungo).
Il loro modo di adattarsi è quindi:
aumentare la vascolarizzazione attraverso il numero di capillari
aumentare la quantità di mioglobina presente nelle fibre muscolari
aumentare il numero di mitocondri e la loro dimensione
aumentare il numero di trasportatori per il passaggio di nutrienti dentro e fuori dalla cellula
Queste modifiche determinano nelle fibre muscolari a contrazione lenta un aumento della capacità di generare ATP (quindi energia) e un aumento della resistenza alla fatica.
Fibre muscolari veloci
Questo tipo di cellule a contrazione veloce, dette di tipo II, sono meno vascolarizzate, hanno una minore quantità di mioglobina e di mitocondri.
Sono invece di dimensioni più grandi, e capaci di contenere maggiori riserve di glicogeno. Utilizzano il processo della glicolisi per la produzione di ATP.
Non sono adatte per le attività di resistenza, piuttosto per quei movimenti che richiedono generazione rapida di forza e velocità (sollevamento pesi, scatto di velocità nella corsa).
Per allenarle, bisogna prima attivarle, e questo avviene tramite movimenti che richiedono una intensità elevata, attraverso un aumento del carico o della velocità.
Il loro modo di adattarsi avviene attraverso:
l’aumento delle dimensioni (fino all’ipertrofia muscolare)
l’aumento della capacità di immagazzinamento del glicogeno
Conclusione
A seconda del tipo di attività fisica che decidiamo di intraprendere, andremo quindi a creare una certa dominanza di fibre muscolari lente o veloci. Ogni persona ha una propria dominanza a seconda di predisposizione personale e tipo di allenamento conseguito nel tempo.
Ideale sarebbe, nel proprio allenamento, prevedere momenti di attivazione di entrambe le tipologie muscolari.